venerdì 21 marzo 2008

Ecco un sincero augurio " PASQUALE..."

Pubblichiamo una lettera aperta di Pasquale Cosentino, avete presente il proprietario del Baghdad....Cafè... non della città!!! (se qualcuno non fosse a conoscenza dell' antefatto..vada qui
http://spiaggiadisantandrea.spaces.live.com/blog/cns!2F6545A1C7373310!868.entry#comment
giusto per non farci mancare nulla...è un po lunga ma mettetevi comodi...ne vale la pena credeteci...

Mi dispiace, ma non ci posso stare.
Dapprima il sig. Pino Stillo lancia il sasso verso di me nascondendo vergognosamente la mano, e mi chiama in causa nonostante io, già da qualche tempo, me ne stessi, disgustato dal pollaio politicante paesano, a sonnecchiare come un cane al sole che proverbialmente non è saggio stuzzicare. Subito dopo, messo al corrente di aver fatto l'ennesima figuraccia, pretende di aggiungere al danno la beffa.
Si ostina infatti ad usare un linguaggio (e un atteggiamento) infantile e allusivo, adoperando il grassetto mentre chiosa sull'identità dell'anonimo "che non deve essere necessariamente un uomo". E pretende di cavarsela asserendo che il riferimento - comunque irresponsabile e carognesco - è a Bagdad “come città”, tralasciando di menzionare le virgolette con cui ha vigliaccamente evidenziato il mio nome.
Perciò potremmo e dovremmo, a parer suo, star giocondi, in giorni di confronte e di cuzzupe, e chiudere ancora una volta occhi ed orecchie, lasciando a quelli come lui il gusto di dirigere la commedia a piacimento, stabilendo quando la polemica si può fare e quando invece risulta "inutile", magari in nome di quel surrogato di "pace" e di quella caricatura di "confronto civile" che dalle nostre parti (non mi stanco di ripeterlo) i furbi hanno sempre infine cercato come garanzia di poter fare, nel silenzio dei più, i propri porci comodi.
Mentre il primo vero “interesse del paese” è sapere cos’hanno in testa, e cos’hanno in tasca, coloro che da decenni pretendono di prendersi cura del nostro destino.
E mentre ci sono, purtroppo - non posso non rivendicarlo - in un paese sostanzialmente sottomesso, anche quelli come me, che non mi sono mai tirato indietro, e tutte le volte che ho visto che bisognava parlare ho parlato chiaro (anche su cose da sempre considerate tabù, mai affrontate prima, mai ad alta voce), sempre con la mia faccia, sempre senza pseudonimi o trucchi, spesso per iscritto, a futura memoria, col mio nome e cognome. Senza fare calcoli di schifosa convenienza, e senza frenare nemmeno, come vorrebbe una delle tante abitudini malate di questo posto, allorché mi hanno fatto smettere di vendere libri e ho cominciato, per conto mio, a vendere caffé. Al punto che il mio bar, spazio libero, laico, femminista, e pulito, giunto ormai al suo quinto anno di vita, è diventato un villaggio di Asterix, un'ossessione per i baroni ed un potenziale cattivo esempio per chi dei baroni ha ancora, incredibilmente, paura.
Detto questo, tanto per fare ancora una volta la mia parte, rilevo volentieri alcune questioni che meritano di essere approfondite senza passare troppo in fretta in archivio, come vorrebbe forse lo stesso Stillo che incautamente le solleva.

La prima è il nesso tra lavoro e politica, che emerge allorché Stillo pretende di presentare se stesso non come uno che si è servito della politica, ma come uno che l'ha subita, patendo diverse presunte ostilità. Gli domando: si ricorda di quando esplicitava a chi, disoccupato ma non allineato, sentiva di esser trattato secondo criteri non equi, che gli incarichi si danno o non si danno "per motivi politici"? Ricorda l'elenco degli incarichi professionali, pubblicato, per mia volontà e sotto la mia responsabilità, sul giornalino di Civitas il 27.08.2002 a pag. 12? E Bagdad è solo una città oppure in questo paese è prima di tutto un posto di lavoro? Chi ha insegnato, e con quali metodi, e a quale scopo, alla maggior parte degli andreolesi, che con i maggiorenti, o con quelli che si credono tali, bisogna essere avveduti e accondiscendenti, perché tra il tacere e il parlare, tra l'adeguarsi e il dissentire, tra il collaborare e il contrariare passa la linea che separa l'essere favoriti dall'essere ostacolati e boicottati?

La seconda questione, riguarda, più in particolare, il rapporto tra la sua professione di medico e l’attività politica, che è anche questione di interesse pubblico, e che lui stesso dovrebbe avere, a questo punto, il coraggio di illustrare per intero, dalle origini, quando già visitava a Sant'Andrea essendo titolare altrove, fino ai giorni nostri, passando per l'indisponibilità a intervenire, come vicesindaco, per risolvere, con l'affitto dell'ambulatorio (che sempre era stato affittato ed oggi ancora è affittato), un problema non tanto dell'altro medico di base (suo fratello secondo il giuramento di Ippocrate) quanto dei suoi pazienti più anziani. Altre domande: ha mai inviato raccomandate con avviso di ricevimento per ricusare qualche suo assistito "per motivi politici"? E’ informato (e disposto nel caso a fare doverosamente nomi e cognomi) sull’esistenza di qualcuno, tra i pazienti di chicchessia, in qualche modo indotto o costretto a fare la scelta del medico valutando presunte opportunità "politiche"? Cosa pensa della particolare delicatezza di certi ambiti, e della necessità di prendere tutti gli accorgimenti necessari perché, soprattutto in un piccolo paese, le persone più anziane o quelle più semplici e indifese non abbiano a correre il rischio di sentirsi in qualche modo “obbligate”? Più in generale, conosce, pensa, e vuol dire qualcosa su realtà in questo territorio nelle quali l’intreccio tra sanità e politica è diventato troppo stretto, pericolosamente stretto? Ha Pino Stillo la forza d'animo per parlare di queste cose, nella misura in cui sono connesse al suo ruolo pubblico, o pensa di poter giocare solo con il mio di lavoro, magari menzionando Bagdad col puerile pretesto di fare un po' di geografia?

La terza questione è quella del prezioso contributo, offerto ancora una volta sia da chi lo ha punzecchiato in modo anonimo sia da Stillo stesso quale amministratore con delega alla cultura (incarico presumo almeno questo non gratuito), perché anche la piazza virtuale andreolese (evidentemente sottoposta a monitoraggio continuo, come tutto il resto) diventasse, al di là delle intenzioni dei suoi curatori e creatori, esattamente come quella reale: un territorio squallido, da utilizzare per i propri scopi di disinformazione e propaganda, utilissima per nascondersi, confondersi e confondere, cianciare, incensarsi, recapitare vili messaggi trasversali. Fingendo oltretutto, perché la perversione sia completa, di invocare coraggio, lealtà e trasparenza.
Ma fin qui niente di nuovo.
Nuovo è invece l'annuncio (di cui prendiamo fin d'ora, ad ogni buon conto, diligentemente nota) che Stillo fa del proprio ritiro dalla politica locale, reso, con due anni di anticipo, senza considerare che quando questo straziante commiato si consumerà, dopo 22 (ventidue) anni, avendo egli attraversato cinque sindacature, un dissesto, e almeno sei formazioni politiche diverse, di destra e di sinistra, proclamando e sostenendo tutto, e poi di tutto il contrario, sarà suo dovere presentare al popolo un bilancio conclusivo di tanta attività, e non potrà che essere un bilancio senza trucchi. Dovrà egli finalmente spiegare come ha trovato il paese nel 1988 e come lo starà lasciando nel 2010, quali sono i passi in avanti o quelli indietro che questo paese avrà fatto sul piano demografico, sociale, del lavoro, della previdenza, dello sviluppo, dell'ammodernamento dei servizi, della scuola, della crescita, della forza e freschezza delle idee, della speranza di futuro, dei diritti civili, della dignità e delle opportunità per le donne, della laicità. Dovrà illustrare la gestione di incarichi, contributi, assunzioni definitive, lavori temporanei, nomine, permute, concessioni, assegnazioni, gratifiche, incentivi, progetti, convenzioni, finanziamenti pubblici, patrocini, associazioni, e quant’altro. E lo farà naturalmente carte alla mano, senza pretendere di essere creduto honoris causa. Dovrà spiegare se vi saranno ancora caste, se i pensionati e gli operai staranno meglio o peggio dei medici, dei preti, degli affaristi, degli architetti e degli ingegneri, se si sarà concepito o programmato qualcosa per tutti e non solo per alcuni, se si potrà ancora essere commercianti solo per lavoro e non anche commercianti nell'anima, se gli strati più umili della popolazione saranno più lontani o più vicini alla responsabilità e alla consapevolezza, se ci sarà più o meno legalità, più o meno trasparenza, più o meno onestà intellettuale e pratica, maggiore o minore coscienza della propria dignità, se sarà più facile e più automatico essere onesti piuttosto che furbi, limpidi piuttosto che ambigui, sperimentatori piuttosto che ripetitori. E dovrà spiegare con quali azioni concrete, con quali comportamenti vissuti, al di là dei proclami, delle ostentazioni masturbatorie, delle omelie arroganti, delle bagattelle tradizionali ammuffite e miserabili, lui, con i suoi numerosi titoli accademici, avrà contribuito a quei risultati. Forse riuscirà ad accontentare i soliti servi della gleba con storielle di concerti, di processioni e di pro loco. Qualcuno di quelli che hanno sempre, e volentieri, il cappello in mano. Ma io scommetto di esserci ancora, tra due anni, per porre, col mio nome e cognome, le domande che ossessionano.
Fin qui il ragionamento politico, da cittadino. Altra cosa è invece la possibilità, che lo invito a cogliere, di tornare decorosamente sui suoi passi, non con una finta rettifica, ma chiedendo alla Polizia Postale di decifrare quell'indirizzo per far piena luce sull'intera natura di questo giochetto volgare, e poi rendere quell'indirizzo pubblico, porgendo a me le sue scuse. Fermo restando il fatto che io chiederò alla Procura che si vada ad aggiungere quest'ultima aggressione al fascicolo delle altre precedenti per le quali ho già chiesto che sia finalmente impedito, a chi riveste un ruolo pubblico e istituzionale, di interferire con la dignità ed il lavoro delle persone libere e per bene.
Distinti saluti.
Pasquale Cosentino

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